Born in Rome in 1976, Giulio Rigoni is a self-taught artist who has mastered a highly personal style that makes him easily recognizable. His refined and intimate paintings, with their modern take on ancient traditions, have long attracted attention in the world of private collecting. He has exhibited internationally, including at the Dakar Biennial, and in Boston, Paris and more recently London.
Rigoni transports us into a two-dimensional world where the apparent immobility of faces, gardens, labyrinths, castles and towers take on the orderly sobriety of late medieval painting, and where perspective planes open, like Wunderkammer, on amazing fairytale views. Allegory is a recurring theme in Rigoni’s artistic creations. His invented sitters and architectural settings all emerge from the kaleidoscope of an imaginary golden age, establishing a silent conversation with the viewer. At the same time, there is always a playful dimension to the artist’s work which, combined with the influence of late Gothic art and a meticulous eye for detail, adds to the air of enchantment.
Rigoni’s technique typically involves oil paint and gold leaf on wood although over time, he has expanded his research to include new materials such as paper, brass and fabric.
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Nella ricerca di equilibrio tra estetica classica e modo di concepire le forme in chiave contemporanea, la sua arte si carica di immagini irreali, spesso incantate, sospese in atmosfere che ci suggeriscono tempi lontani, mitici, lasciando allo spettatore il compito di decodificarne il senso secondo una interpretazione personale. La sua arte si rivolge allo spettatore affinché goda della bellezza dell’opera e ne percepisca le atmosfere o il sentimento, in un moto sorridente ed ispirato, senza necessariamente decodificarne il linguaggio.
Dal punto di vista tecnico, pur sperimentando l’utilizzo di diversi materiali come carta, ottone e tessuto, la sua cifra è quella della pittura ad olio su legno spesso impreziosita dalla foglia d’oro.
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Il lavoro di Giulio Rigoni ci trasporta in uno spazio tempo mitico costituito da bidimensionalità che diventano scenografie.
L’apparente immobilità dei volti, delle scene epiche e dei giardini alla francese, sempre sottilmente asimmetrici, muove dalla sobrietà spiritualistica e ordinata della pittura tardo-medioevale. I piani prospettici si aprono, come wunderkammer, su stupefacenti scorci fiabeschi.
La luce è chiara e definita: l’universo cromatico pre-sintetico si fonda sul calore dei colori primari. Mentre le oscurità sono dense e riposanti, mistiche quando si vestono d’oro. L’artista usa un linguaggio pittorico codificato fatto di eleganza ed equilibrio attraverso il quale traspare, come un universo sbirciato dal buco di una serratura, un serbatoio immaginifico ricco di personaggi fenomenali.
L’allegoria è il tema ricorrente di un disegno che racconta storie. I personaggi e gli oggetti senzienti, usciti tutti dal caleidoscopio di un’età dell’oro immaginaria, stabiliscono una conversazione silente.
Nuvole, navi, torri e animali fantastici ci appaiono intenti in un minuetto semi-serio dove alla rappresentazione naturalistica si preferisce un’idealizzazione platonica. Lo spazio volutamente statico ma spaesante invita l’osservatore a slittare verso una dimensione alta ed interiore. In questo mondo di Oz, c’è chi stringe una nuvola come una spugna.
C’è lo spazio intimo di un minuzioso dettaglio ma anche quello onirico di un cavallo quasi chagalliano.
C’è una natura morta dai risvolti mitologici ma anche una dimensione fanciullesca e piacevolmente ludica. L’artista si rivolge al fruitore affinché goda della bellezza dell’opera e ne percepisca le atmosfere o il sentimento, in un moto sorridente ed ispirato, senza necessariamente decodificarne il linguaggio.
Giada Saint Amour di Chanaz